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Convento San Domenico

Palermo

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Comunicato stampa del 26.04.2024.

26 aprile | 2024
Nota relativa al rito religioso officiato per le nozze d’argento di due condannati per mafia e alla loro offerta in denaro.

Lo scorso 10 aprile presso la chiesa di San Domenico di Palermo è stata celebrata una messa per il 25° anniversario di matrimonio di Tommaso Lo Presti e Teresa Mannino, entrambi condannati per mafia. La notizia, ampiamente diffusa dai media, ha giustamente destato clamore e sdegno sia per la scomunica che la Chiesa ha comminato ai mafiosi, sia per la presenza in San Domenico delle spoglie del giudice Giovanni Falcone, eroe della lotta alla mafia.

Come Rettore della chiesa di San Domenico desidero precisare alcuni aspetti di questa vicenda al fine di fare definitiva chiarezza premettendo di essere – insieme con la comunità dei frati domenicani di Palermo – profondamente scosso e addolorato per l’accaduto. Appare evidente come da parte della nostra comunità non ci sia stata nessuna scelta di acquiescenza verso la realtà della mafia o – peggio – di connivenza con essa: non abbiamo avuto contezza delle persone che si sono presentate per chiedere di celebrare il rito religioso nella nostra chiesa, se avessimo saputo per tempo quale realtà essi rappresentavano, non avremmo mai dato seguito alla loro richiesta. La mafia cerca ogni occasione per infiltrarsi nella società civile e nella Chiesa: da parte nostra vigileremo con rigore e con regole nuove e più stringenti per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.

I Padri Domenicani sono uniti e fermi nella condanna della mafia: proprio dall’iniziativa dei Domenicani di Palermo nel 2015, quando ero priore della nostra comunità conventuale, venne presa la decisione di traslare in San Domenico le spoglie di Giovanni Falcone. Quel gesto voleva essere il riconoscimento simbolico del ruolo del magistrato per il riscatto della Sicilia e, dal punto di vista della Chiesa, dell’altissimo valore evangelico del suo operato e del suo sacrificio. Noi siamo la Chiesa del Beato Pino Puglisi e di papa Francesco e per noi non c’è un’altra Chiesa.

Quanto al valore del rito celebrato, voglio ricordare le parole di San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: “Ciascuno (...) esamini sé stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,28). Non credano dunque i mafiosi di poter accedere ai sacramenti con sotterfugi di sorta: nessuna salvezza è possibile fuori da una prospettiva di pentimento e di conversione.

Grande risalto è stato dato alla questione dell’offerta lasciata dalla coppia alla chiesa. Il denaro ricevuto, ammontante a 400 euro, verrà messo a disposizione – così come avviene per tutte le altre offerte che riceviamo – per finalità sociali. Ritengo che questa sia l’unica “restituzione” possibile, in analogia con quanto avviene per i beni sequestrati alla mafia e destinati alla società civile. In tal senso, per dare un’ulteriore forza simbolica a questa “restituzione”, coordinandoci con le Autorità, destineremo la somma in questione ad iniziative a sostegno della lotta alla mafia.


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fr. Sergio Catalano OP, Rettore della Chiesa di San Domenico di Palermo
fr. Giuseppe Sabato OP, Priore del Convento di San Domenico di Palermo