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Convento San Domenico

Palermo

Carisma

“La storia dell'ordine Domenicano è come la corrente dei fiumi: a volte impetuosa e ricca di acque, altre volte ridotta a un rivolo. Ma il suo corso non si è mai interrotto.
I principi e l'ispirazione fondamentali di san Domenico hanno dato vita all'Ordine per più di sette secoli e mezzo e in ogni epoca hanno plasmato uomini eminenti; in certi secoli addirittura una schiera, in altri solo un numero esiguo, ma pochi o tanti che fossero, essi hanno testimoniato con la vita e le opere la validità delle intuizioni di Domenico.
Quello che l'ordine Domenicano ha dato alla Chiesa nel passato e ciò che può offrirle in futuro è vitale e necessario, perché la missione, che la Chiesa gli ha affidato, di predicare il vangelo tocca le origini e l'essenza più intima della Chiesa stessa.
Il popolo di Dio avrà sempre bisogno che la parola di Dio sia annunciata e il nome di Gesù proclamato in tutto il mondo.”

W. Hinnesbuch, I Domenicani. Breve storia dell’Ordine,
Cinisello Balsamo, Paoline, 1992, p. 9


Domenico di Guzman

Apostolo e fondatore dell'Ordine dei Predicatori

fr. Sergio Catalano op
Domenico di Guzman fu un uomo appassionato di Dio e dei fratelli. La sua fisionomia spirituale è stata tra le più rilevanti della storia della Chiesa.
Alla base della sua vita sta un’intuizione carismatica, divenuta un programma apostolico: testimoniare Dio ai fratelli, donando loro, nella povertà evangelica, la verità.
Il beato Giordano di Sassonia, primo biografo del santo, offre un ritratto completo di Domenico nel testo di una famosa preghiera: “Infiammato dello zelo di Dio e di ardore soprannaturale, per la tua carità senza confini e il fervore dello spirito veemente ti sei consacrato tutt’intero col voto della povertà perpetua all’osservanza apostolica e alla predicazione evangelica”.
E’ proprio lì che viene sottolineato il tratto fondamentale della testimonianza
di Domenico: un uomo che parlava o con Dio o di Dio.
Il suo genio si rivelò nell’aver compreso i problemi della gente del suo tempo riguardo alle grandi domande della vita e aver armonizzato nella contemplazione apostolica dell’Ordine dei predicatori gli elementi spirituali della tradizione della Chiesa fra loro più apparentemente irriducibili. Domenico stesso si era definito «umile servo della predicazione».
Ardito e prudente, risoluto e rispettoso verso l’altrui giudizio, geniale e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico è l’apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti, il predicatore schivo da ogni retorica, magnanimo e alieno da ogni ombra di grettezza. Henri Lacordaire, rifondatore dell’Ordine in Francia, lo descrive «tenero come una mamma, forte come il diamante».

La vita di Domenico

S an Domenico nacque verso il 1170 a Caleruega, nella vecchia Castiglia spagnola. Affidato adolescente alle cure di uno zio arciprete, iniziò agli studi di dialettica, filosofia, teologia e S. Scrittura a Palencia. Lì, cominciò a mostrare la sua grande attenzione nei confronti di chi non poteva neanche mangiare, vendendo ciò che aveva di più caro: i suoi libri.
A ll'età di circa ventiquattro anni, entrò nel capitolo dei Canonici Regolari della cattedrale di Osma, diventandone più tardi, vicepriore. Qui, Domenico visse immerso nella preghiera, nel ministero e nella vita comune che il Vescovo Diego d’Acebes aveva instaurato tra i canonici della sua cattedrale.
A segnare indelebilmente l’esperienza spirituale di Domenico fu, nel 1203, la richiesta da parte di Diego di essere accompagnato in una delicata missione diplomatica in Danimarca. Durante il viaggio, attraversando la Francia meridionale, i due entrarono in contatto con l’eresia catara e albigese. I Catari erano uomini e donne tenaci e combattivi, desiderosi di un radicalismo evangelismo sfociato nell’eresia.
Molti sono i colloqui, i dibattiti, le opere di persuasione, le penitenze e le preghiere che Domenico visse per riguadagnare alla fede il maggior numero di persone possibile. E’ noto l’incontro con l’oste di Tolosa e il dialogo che Domenico intraprese con lui tutta la notte.
L' esperienza in quelle terre spinse, così, il giovane Domenico verso una nuova evangelizzazione, chiedendo al papa Innocenzo III di potersi dedicare alla predicazione del Vangelo fino ad allora compito esclusivo dei vescovi.
Fu a Tolosa che alcuni amici si strinsero attorno a Domenico, condividendone lo stesso zelo. Essi costituirono il primo nucleo di fratelli, dando vita alla «sacra predicazione».
Dal vescovo di Tolosa, Folco, Domenico ricevette in dono la chiesa di S. Maria di Prouille, dove furono accolte alcune donne desiderose di accompagnare il progetto della predicazione con la preghiera. La comunità attorno a Domenico si andava sempre più costituendo.
N el 1215, Folco e Domenico si recano a Roma per chiedere al papa Onorio III l’approvazione ufficiale della «sacra predicazione» di Tolosa e il 22 Dicembre 1216, il papa confermò il progetto.
Fu Onorio III a dare il nome di “Frati Predicatori” ai seguaci di San Domenico.
D al 1217, L’Ordine dei Predicatori cominciò a svilupparsi e a maturare la sua missione raggiungendo Parigi e Bologna, i centri dove Domenico inviò i suoi frati per acquisire una valida formazione culturale e teologica.
Le Costituzioni dell’Ordine dei Predicatori, redatte nei primi Capitoli del 1220 e del 1221, danno molta importanza allo studio come preparazione all’apostolato. Domenico volle, infatti, che i suoi Frati vi si dedicassero senza risparmio, con diligenza e pietà; uno studio fondato sulla Sacra Scrittura, anima di ogni sapere teologico, e rispettoso delle domande poste dalla ragione.
Il motto dei Frati Predicatori formulato, qualche anno dopo, da san Tommaso d’Aquino – contemplata et contemplari aliis tradere – ci aiuta, infatti, a scoprire un anelito pastorale nello studio di tale verità con l’esigenza di comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione.
D omenico, morì a Bologna il 6 agosto 1221 circondato dai suoi frati. Ad essi affidò il suo testamento spirituale: abbiate la carità, conservate l'umiltà, possedete la povertà volontaria.
D omenico fu canonizzato da Papa Gregorio IX il 13 luglio 1234 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti.

In vista della predicazione
San Domenico esortava i suoi frati a:

Dio e la sua Verità operante nella creazione e nella storia dell'umanità.
La contemplazione domenicana è alimentata dallo scrutare nel silenzio la Parola di Dio nella Sacra Scrittura.
Ciò permette ai frati di trasmettere agli uomini la verità divina della Sua bontà e della Sua presenza in mezzo a noi e nel mondo.
La contemplazione del Verbo di Dio si nutre anche della sapienza nelle sue molteplici forme: letteratura, arte, musica…
Essa sfocia nella predicazione, pronti a rendere ragione della speranza che è in noi (1Pt 3,14); proponendo e dialogando con la certezza che solo la Verità rende liberi; andando per le strade, ovunque si trovino uomini o donne bisognose o inquiete; ma anche insegnando o utilizzando i mezzi di comunicazione più disparati affinché il Vangelo raggiunga tutti.

rimanendo in ascolto delle donne e degli uomini di ogni lingua e nazione, per conoscerne le speranze, le paure e le gioie ma, soprattutto, l’ansia di Verità scolpita in ogni cuore.
Per il frate domenicano, l’ascolto è il padre della predicazione. Rimanere in ascolto rende capaci di rispetto, di compassione e di sollecitudine per l’altro.
Ascoltare aiuta a vivere in dialogo con gli altri, comprendendone le ragioni e trasmettendo la Parola di speranza.
La preghiera domenicana culmina nella celebrazione della liturgia delle ore in comune e della celebrazione eucaristica cuore di tutta la nostra vita dove si radica la nostra unità.
In essa glorifichiamo Dio, interpelliamo la misericordia del Padre per tutte le necessità della Chiesa e del mondo, rafforziamo la nostra fede, trovando l'efficacia per la nostra missione.

per conoscere le molteplici vie del Vangelo nelle cose create, nelle opere e nelle istituzioni umane, per un servizio sapientemente teologico della Parola rivelata. Studiamo per indagare e comprendere le dottrine insegnate dai Padri, il Magistero della Chiesa nonché le diverse culture dei popoli e il loro sviluppo storico, rintracciando la Grazia di Dio ancora operante sulla terra.

in fraternità conventuali vivificate dalla Parola di Dio e aperte alla missione; comunità sollecite nella condivisione della fede e all'amicizia, mettendo in comune i beni, frutto del proprio lavoro, nell'osservanza delle regole con libertà e responsabilità.