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Palermo

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"MIGRAZIONI E CONFINI"

18 dicembre | 2018

Pubblichiamo l'intervento di fr. Marcello Di Tora per il Festval «ÈFILOSOFIE».

  • MIGRAZIONI E CONFINI fr. Marcello Di Tora
  • MIGRAZIONI E CONFINI

MIGRAZIONI E CONFINI
TRACCIA DELL’INTERVENTO PER IL FESTIVAL «ÈFILOSOFIE»
Fr. Marcello Di Tora op
Sacrestia di San Domenico
Palermo, 27 ottobre 2018

Introduzione
I temi sollevati dal titolo del nostro incontro sono moltissimi. Da parte mia, in questo intervento desidero svolgere delle considerazioni, secondo un approccio prevalentemente empirico e descrittivo, secondo un percorso a spirale.
Dopo una necessaria analisi su alcune ricadute del fenomeno migratorio nella nostra società, tenuto conto della sua complessità e della sua interdisciplinarietà, ad un secondo livello mi soffermerò sulla posizione della Chiesa cattolica, con riguardo particolare ai vari interventi al livello della Chiesa italiana, ma soprattutto illustrando il pensiero di Papa Francesco. Ad un terzo giro più alto, svilupperò alcune considerazioni su uno dei temi cruciali riguardanti il fenomeno migratorio, che è l’integrazione. Saranno presentate le principali questioni e alcune piste di soluzione; queste ultime sono pensate in chiave laica, aconfessionale – il tema, nel suo insieme, è di pertinenza propria della politica e dell’opinione pubblica che indirizza le scelte che i governi via via formulano in vista del bene comune – così da poter essere quanto più estesamente condivise.
La bibliografia, cui rimando in fondo alla traccia, si appoggia soprattutto sui diversi saggi di sociologia, sia su quanto viene espresso e/o viene influenzato dall’opinione pubblica tramite gli indirizzi dei principali quotidiani italiani («Corriere della Sera» in testa)

1. Uno sguardo d’insieme
È difficile affrontare un tema così complesso, controverso, epocale e cruciale – sono tutti aggettivi che si ritrovano nel lessico di politici, statisti, analisti, ecclesiastici, osservatori – per le nostre società come quello delle migrazioni.
Proprio per la complessità degli interrogativi che pone e delle questioni che solleva, l’opinione pubblica, attentissima alle vicende sociali, influenzata e nello stesso tempo alimentando gli indirizzi dei mass media (giornali e televisioni), a seconda delle diverse forme di sensibilità, si divide nel valorizzare alcuni aspetti del complesso fenomeno piuttosto che altri. Le forze politiche – che la rappresentano perché fungono da casse di risonanza dei diversi orientamenti, e, dall’altro, sono esse stesse che ne sollecitano e rinsaldano la sensibilità –, si orientano non soltanto focalizzare (in senso esclusivo), e perciò a selezionare, difendere e promuovere, valori o temi o aspetti parziali, ritenendoli primari nella salvaguardia del bene comune, ma anche, e soprattutto nell’enfatizzarli (e quasi assolutizzandoli) al punto da demonizzare o criminalizzare le posizioni avversarie. Da qui la forte contrapposizione politica, frutto di un approccio ideologico (e perciò fazioso)[1] , che poi si riflette nella spaccatura dell’opinione pubblica. Il governo gialloverde ha polarizzato questa spaccatura e ha personalizzato lo scontro: pro immigrazione o contro; pro Salvini o contro, alimentando un clima di vero e proprio odio (da un lato), e di razzismo (dall’altro). Nello stesso tempo, probabilmente perché i governi precedenti avevano taciuto i nodi più dolorosi, attualmente il governo gode di un larghissimo consenso, che, secondo gli ultimi sondaggi, supera il 60%.
Ebbene, è del tutto evidente che in questo quadro politico-culturale risulta difficile organizzare qualunque confronto pacato, sereno e costruttivo, sia al livello di dibattito pubblico, sia di discussione privata per la semplice ragione che qualunque discorso sulle migrazioni comporta necessariamente delle ricadute nel dibattito politico. La ragione sta nel fatto che il tema appartiene anzitutto e primariamente alla politica, e alle sue scelte, al suo compito di trovare soluzioni praticabili, le quali possono essere intraprese in un quadro valoriale bene netto, e sostenute dall’opinione pubblica.

1.1 La posta in gioco
Perché mai il tema migratorio è diventato ormai il terreno dello scontro politico e culturale? Perché al centro dei problemi – e al tempo stesso alla radice della soluzione di tutti altri ad esso connessi (dal punto di vista degli Stati che sono chiamati ad accogliere) – sta la difficile gestione dei cosiddetti flussi migratori. Si pongono cioè le questioni su come aiutare, assistere, collocare e reinserire lavorativamente quelle persone, uomini, donne, che fuggono da forme di persecuzioni o dalle guerre (i rifugiati), ovvero si spostano verso l’Europa – soprattutto mediante forme illegali spesso gestite da organizzazioni criminali senza scrupolo – alla ricerca di nuove e più dignitose forme di vita (i migranti economici). La partite dei migranti, come ha scritto Goffredo Buccini sul «Corriere della Sera», si gioca proprio sul lavoro [2]. A cascata si presentano poi tutte le altre problematiche, dalla sicurezza dei cittadini alla tutela dei diritti dei migranti, dall’onere economico per lo Stato – dall’accoglienza al loro inserimento nella società –, da come contrastare le organizzazioni criminali che se ne servono per trarre profitto a come garantire lo status di rifugiato a che ne ha realmente titolo, magari con i noti hotspot, gestiti dall’UE o dall’Onu, non certo dai libici e/o corridoi umanitari sicuri; da come favorire la cooperazione con i Paesi dove si origina l’immigrazione all’attivazione di un piano Marshall per l’Africa – così da coltivare progetti per il loro sviluppo che attirino i loro giovani a lavorare per il loro benessere, e cioè «creando sviluppo all’origine»; infine, ma non per ultimo, come sollecitare l’Europa, da molto tempo stanca e distratta, a farsi carico della ridistribuzione dei migranti.

2. Le analisi: la posizione della Chiesa cattolica
Dal momento che i problemi sono così aggrovigliati tra loro, ciò che si rende necessario è un’analisi critica obiettiva ed integrale del fenomeno migratorio, così che i vari aspetti possano essere individuati e descritti, così da offrire un quadro interpretativo globale ed esaustivo che consenta di avanzare proposte costruttive, razionali e concretamente praticabili. Ciò comporta inevitabilmente, come detto, il confronto interdisciplinare di storici, demografi, analisti, sociologi (i più attivi nel campo della ricerca), antropologi giuristi, economisti, rappresentanti delle associazioni di volontariato e così via.
Ma le soluzioni saranno sempre e soltanto politiche perché interpellano in ultima istanza i governi, nazionali, europei e internazionali, chiamati a modificare i trattati vigenti, come il noto (o famigerato) trattato di Dublino, che impone al Paese di primo sbarco l’onere del migrante richiedente asilo o a legiferare nuovamente sulla questione.

2.1 La posizione della Chiesa cattolica italiana
Analizzare la posizione della Chiesa cattolica è al tempo stesso la conferma che di fronte ad un tema così complesso, gli attori in campo scelgono il taglio precipuo con cui intendono trattarlo; un taglio senz’altro legittimo, ma, appunto parziale, che necessita di confrontarsi con altri. Dall’altro, perché più volte sia il Papa che vescovi o voci autorevoli del volontariato cattolico hanno espresso la loro voce, che dunque merita di essere ascoltata e accolta.
Tralascio di considerare il vero e proprio scontro, con l’attacco esplicito alla politica migratoria del neo ministro dell’Interno che si è manifestato durante questa estate. Ho personalmente contato più di venti interventi del mondo cattolico, a partire dalla nota copertina di «Famiglia Cristiana» del 25 luglio u.s. Ad alcuni di questi, in modo garbato ma fermo, il ministro ha risposto dal suo profilo di facebook. Altre pesanti critiche sono state mosse al cosiddetto «decreto sicurezza», in via di approvazione dal Parlamento.

2.2 Il pensiero di Papa Francesco
Il pensiero di Francesco[3], eespresso soprattutto in occasione dei Messaggi annuali per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, è molto più ricco ed articolato di quanto non sia documentato dai quotidiani nazionali. Il punto di partenza «la preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà»[4]. L’azione di Francesco è quella di sollecitare le comunità cristiane «verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta»[5], in collaborazione con le Istituzioni civili, per una comune risposta[6], «ciascuno secondo le proprie responsabilità»[7]. Al cuore del magistero del Papa sta la centralità della persona umana, che secondo la rivelazione biblica è dotata di una dignità speciale, in quanto creata ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-27), ed è manifestazione dei tratti di Gesù Cristo[8].
In definitiva, per affrontare la sfida migratoria occorre puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature[9]. La risposta pastorale che la Chiesa intende offrire, all’insegna della «generosità, della saggezza e della lungimiranza»[10], e che «vuol condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà»[11], si può sinteticamente «articolare in quattro verbi: accogliere proteggere, promuovere e integrare. Il verbo accogliere si traduce poi in altri verbi quali ampliare le vie legali e sicure d’ingresso, offrire una prima sistemazione adeguata e decorosa e assicurare a tutti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. Il verbo proteggere si specifica in offrire informazioni certe e certificate prima della partenza, difendere i diritti fondamentali dei migranti e rifugiati indipendentemente dal loro status migratorio e vegliare sui più vulnerabili, che sono i bambini e le bambine. Promuovere significa essenzialmente garantire le condizioni per lo sviluppo economico umano integrale di tutti, migranti e autoctoni. Il verbo integrare si traduce in aprire spazi di incontro interculturale, favorire l’arricchimento reciproco e promuovere percorsi di cittadinanza attiva»[12]

3. La questione dell’integrazione e i suoi percorsi
Le ultime considerazioni di Papa Francesco sull’integrazione (soprattutto pp. 89-91) mi permettono di svolgere un ulteriore e finale giro verso l’alto nell’ideale percorso a spirale che ho inteso intraprendere. Il tema dell’integrazione è delicato perché riguarda, concretamente, la «specificità della presenza islamica»[13] e tocca gli aspetti più profondi dell’identità[14] – e dunque dei confini, altro tema del nostro incontro – sia di coloro che arrivano, sia di quelli che accolgono. È un aspetto particolarmente delicato perché riguarda aspetti culturali, sociali, politici, e anche religiosi. In Italia il tema dell’identità italiana si è riacceso a proposito della proposta di legge sullo «ius soli» e, di recente, con l’articolo L’identità inventata degli italiani di Tomaso Montanari sul «Il Fatto Quotidiano» del 10 settembre 2018, cui ha fatto seguito la replica di Galli Della Loggia sul «Corriere della Sera» del 16 settembre u.s. dal titolo L’identità esiste (ma a sinistra c’è chi dice no); e la controreplica di Montanari sul «Fatto» il 18: Le sviste di Galli Della Loggia sull’identità.
In sintesi, cosa significa integrazione? Significa, in ultima analisi, amore per il Paese accogliente e sentirsi parte di esso, a cominciare dalla conoscenza della lingua come fattore di aggregazione sociale, per passare alla condivisione di valori comuni espressi nella Costituzione per far propri la storia, la cultura, l’arte di un popolo. In questo senso si può parlare di cittadinanza come esito di un percorso (piuttosto che punto di partenza che può creare disimpegno). L’integrazione così intesa, che supera ed esclude le sue caricature (l’assimilazione e l’estraneità culturale e religiosa), consente anche si eliminare anche le più recondite sacche di razzismo che si possono annidare nella popolazione. Ciò che conta non è il colore della pelle, ma la testa, quello che si ha in mente e come ci si rapporta con gli altri.
In questo ambito, rilancio come valido strumento di integrazione – benché sia ancora poco conosciuta e apprezzata – la Carta dei Valori della Cittadinanza e dell’Integrazione, fatta propria dal ministero dell’Interno nel 2007[15], volta a favorire i valori del nostro ordinamento giuridico e a rifiutare l’antisemitismo, la xenofobia e tutto ciò che è “diverso”.
Presentata dall’allora ministro G. Amato il 30 aprile 2007, fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 15 giugno successivo. Si tratta di un testo non giuridico, ma dal valore etico, redatto a più voci da un comitato scientifico presieduto dal prof. Carlo Cardia. È uno strumento importante non solo perché stabilisce i principi sui quali si fonda la tolleranza, il rispetto reciproco e la comprensione, ma perché in esso sostanzialmente si pongono le basi per la convivenza per coloro che risiedono sul territorio nazionale.
Il testo è stato presentato presso il Centro Islamico Culturale d’Italia, a Roma, il 26 ottobre 2007; la registrazione audio è consultabile al sito www.radioradicale.it

Considerazioni finali
Il punto di partenza di queste considerazioni osservava che è difficile (e faticoso) trattare un tema così complesso, nel quale molti aspetti, strettamente collegati con altri, sono solitamente assunti dalla parti in causa come focus esclusivi e assolutizzanti. Da qui l’attuale «dibattito caldo ed eccessivamente ideologico» [16]. Credo che nessuno possa avanzare la pretesa di offrire un quadro esauriente ed esaustivo, che tenga conto di tutti gli aspetti, anche le problematiche più spinose. Invece quando il confronto resta aperto, corretto e garbato, senza alcun preconcetto, ascoltando le posizioni dell’altro e sforzandosi di cogliere quegli aspetti di verità che vanno valorizzati, allora avremo fatto un passo in avanti nella comprensione di un fenomeno che ci supera e che nello stesso interpella la nostra coscienza civica, prima ancora di quella religiosa.

[1] Cf. S. Allievi, pp. XV, 125.
[2] G. Buccini, La partita dei migranti si deve giocare sul lavoro, in «Corriere della Sera», 20.9.2018, p. 38.
[3] Cf. «Sono io, non abbiate paura”. Parole di Papa Francesco su rifugiati e migranti (abbr. Parole).
[4] Ibid., p. 81
[5] Ibid., p. 82
6] Cf. ibid., pp. 82-83
[7] Ibid., p. 91
[8] Cf. ibid., pp. 30, 45
[9] Cf. ibid., p. 56-60
[10] Ibid., p. 82
[11] Ivi.
[12] Ibid., pp. 65-66, cf. pp. 76-77, 83-92, 95.
[13] S. Allievi, p. XVII.
[14] Cf. Parole, p. 44; S. Allievi, pp. 110ss.
[15] Cf. www.prefettura.it/Carta dei Valori, della Cittadinanza e dell'Integrazione
[16] S. Allievi, p. 125.

Bibliografia
S. Allievi, Immigrazione. Cambiare tutto, Laterza, Roma-Bari 2018; A. Bono, Migranti!?, Migranti!?, Migranti!?, Edizioni Segno, Travagnacco (UD) 2017; P. De Robertis, Migranti spa. Il business dell’immigrazione: cifre, vittime e carnefici, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2018; M. Naro (a cura di), Ero forestiero e mi avete ospitato. Umanesimo e migrazioni nel Mediterraneo, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2016; D. Hollenbach, Crisi umanitarie e rifugiati. Prospettive religiose e princìpi etici, in «La Civiltà Cattolica» (abbr. CC), 169/3 (2018), 27-37; F. Occhetta, Il governo M5S-Lega, in CC, 169/2 (2018), pp. 558-566; G. Parolin, Chiesa postconciliare e migrazioni. Quale teologia per la missione con i migranti (Tesi Gregoriana. Serie Missiologia 6), Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma 2010; C. Ripamonti, Un anno con i rifugiati. Il Rapporto annuale del Centro Astalli, in CC, 168/3 (2017), pp. 159-170; G. Sale, L’immigrazione in Europa e i diversi modelli di integrazione, in CC, 167/4 (2016), pp. 253-268; Id., Il fenomeno dei migranti in Europa, in CC, 169/4 (2018), pp. 352-365; «Sono io, non abbiate paura”. Parole di Papa Francesco su rifugiati e migranti, Introduzione di P. Michael Czerny S.J. Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2018; L. Zanfrini, Introduzione alla sociologia delle migrazioni, Laterza, Roma-Bari 2016; Ead, Sociologia delle migrazioni, Laterza, Roma-Bari 2007.