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Convento San Domenico

Palermo

Sala del Calendario

in San Domenico

È un ambiente privato e interno al Convento di San Domenico. All'interno di quest’ampia sala, si conserva il magnifico affresco a parete di un calendario liturgico realizzato nel 1723 dal padre domenicano Benedetto Maria Castrone. Il dipinto è contraddistinto dal motto “IANUA TEMPORU PERPETUA” ovvero Porta Perpetua del Tempo che campeggia in alto.
L'affresco si ricollega a uno studio cartaceo già illustrato nella pubblicazione Horographia Universalis dello stesso Castrone, poi diventato per suo espresso desiderio e sua mano, anche raffigurazione muraria.


La Sala del Calendario
in San Domenico

Sandro Mammina
All' interno del Convento di San Domenico dei Frati Predicatori nella città di Palermo, esiste un luogo unico nel suo genere, la cosiddetta “Sala del Calendario”.
Tale ambiente prende il nome da un da un affresco realizzato su una delle pareti della sala che incornicia in maniera spettacolare quella che verosimilmente è la porta d'accesso alla sala attigua, un tempo biblioteca privata della Casa dei Domenicani. L'affresco riproduce un soggetto molto particolare, un Calendario Liturgico perpetuo che scandisce temporalmente le ricorrenze più importanti del mondo cristiano a partire dalla Pasqua di Resurrezione e di conseguenza ad altre ad essa correlate.
Il calendario copre un arco di temporale che va dall'anno 1700 ed arriva al 2192 e anche oltre. Si tratta dell' opera di Benedetto Maria Del Castrone (Palermo 1669-1748) frate domenicano, fine matematico ed illustre astronomo, oltre che studioso di architettura. Il Castrone nasce da un'aristocratica famiglia palermitana, i duchi di San Filippo e già all'età di 19 anni decide di rinunciare ai privilegi del suo rango ed ai vantaggi della primogenitura, per entrare a far parte dell' Ordine dei Frati Predicatori. Insegna a Malta nelle scuole dei Cavalieri dell'Ordine Gerosolimitano ma i suoi interessi e gli studi scientifici lo portano in giro per l'Italia, la Francia, Spagna e Germania. Durante la sua vita, pubblica alcuni volumi e diversi manoscritti di cui alcuni conservati all'interno della ricca Biblioteca Regionale dei Domenicani di Palermo. Padre Benedetto Castrone muore a Palermo nell'anno 1748 all'età di 79 anni, assistito dai confrati del Convento di San Domenico.
L'affresco realizzato nella Sala Del Calendario è pensato come un grande frontone classicheggiante in cui simboli, lettere e numeri attinenti a procedimenti matematici e calcoli astronomici, vengono disposti in un ordine ben preciso, tanto suggestivo quanto apparentemente misterioso. Tutto ciò è la complessa ed intrigante trasposizione visiva e figurata dello studio scientifico cartaceo elaborato dal Castrone in appendice in alla sua opera ”Horographia universalis”, volume custodito ad oggi presso la Biblioteca Domenicana.
Come già anticipato, l'utilità principale del calendario era quella di riuscire a calcolare la data della ricorrenza più importante della festività “mobile” della cristianità, cioè la Pasqua. Sulla Pasqua di Resurrezione è infatti regolato l'intero calendario ecclesiastico e da essa dipendono altre importanti ricorrenze come la Quaresima e la Pentecoste.
La regola principe che si adotta per calcolare la data della festività pasquale fu stabilita nel 325 durante il “Concilio di Nicea” voluto dall'imperatore romano Costantino. Durante il Concilio, si decise che da quel momento in poi la Pasqua fosse celebrata la prima domenica successiva al plenilunio dopo l'equinozio di primavera, che si fissò al 21 di marzo di ogni anno. Per queste ragioni la festività pasquale non può cadere né prima del 22 marzo né dopo il 25 aprile e a questo specifico calcolo fu dato il nome di “Regola Alessandrina”. Fedele a questa regola, ancora oggi il calendario riprodotto dal Castrone permette, attraverso un preciso algoritmo di riuscire a determinare la ricorrenza pasquale secondo la regola nicena ma anche tenendo conto di ulteriori aggiustamenti e correzioni adottati poi con la successiva riforma gregoriana del calendario.
Infatti dopo il Concilio, andando avanti nei secoli, si era notato che applicando il normale calendario Giuliano, che era solare e basato sul ciclo delle stagioni , nel tempo si era generato un margine di errore di 11 minuti e 14 secondi l'anno. Questo perché l'anno solare effettivo non dura esattamente 365 giorni ma 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46,98 secondi. Così nel 1580 il calendario giuliano aveva accumulato un errore di diversi giorni, dieci per l'esattezza, tanto che in base alle osservazioni astronomiche dell'epoca, l'equinozio di primavera cadeva con dieci giorni di ritardo e cioè l'11 di marzo e non più il 21, vanificando la regola adottata nel Concilio di Nicea.
Secondo la tradizione, fu ancora un domenicano, Padre Ignazio Danti brillante astronomo e matematico del 1500, che argomentò a papa Gregorio XIII la tesi dello slittamento dell'equinozio, facendogli decidere per una nuova riforma del Calendario. Il 24 febbraio 1582 papa Gregorio stabilì che il giorno successivo al 4 di ottobre di quell'anno sarebbe stato il 15 di ottobre e non il 5 , e che poiché il 4 era un giovedì, per evitare un'interruzione settimanale decise che il 15 fosse venerdì, eliminando di fatto i dieci giorni di ritardo accumulati dal vecchio calendario giuliano. A testimonianza di ciò si riporta un fatto storico riguardante la morte di Santa Teresa d'Avila, che si spense la notte tra il 4 ed il 5 di ottobre 1582 e pertanto la data ufficiale di morte venne “spostata” al 15 di ottobre. Da quel momento, il calendario riformato prese appunto il nome di Calendario Gregoriano ed è quello che ancora oggi tutti abitualmente utilizziamo e su cui si basa il Calendario perpetuo del Castrone.
Volendo “interpretare” l'affresco custodito all'interno della Sala del Calendario, occorre essere guidati nel visionare l'insieme dell'opera ma anche aiutati nel saper "leggere" dettagli e particolari .
Partendo dal grande cartiglio posto sopra la porticina centrale si traggono subito informazioni sull' ideatore e sull'anno di esecuzione: 1723. Dentro uno scudo in alto un motto recita in latino “Jani porta”, Porta perpetua del tempo, fiancheggiato dal simbolo sole (equinozio di primavera) e dalla luna (equinozio d'autunno). Circondano il cartiglio degli archi a tutto sesto, tre su fondo viola ed altrettanti su fondo giallo ad indicare i giorni del mese di aprile e di marzo entro cui può cadere e celebrarsi la Pasqua. A seguire l'arco per le “Lettere Domenicali" e quello per l'“Epacta”. Al di sotto degli archi e sopra capitelli fittizi in stile ionico, delle scritte in latino ci danno precise informazioni circa i numeri, le lettere ed i simboli disposti in basso, in un ordine ben preciso e lungo finte lesene. Infine, la nostra attenzione si sposta sui cartigli di color viola, gialli e bianchi che posti come ghirlande ai due lati della porta ed alle estremità dell'affresco, costituiscono "i dati" che consentano di sviluppare i calcoli necessari per determinare la data della Pasqua di ciascun anno, partendo dal 1700 e sino al 2092.
E' dal lontano 2010 che l'Associazione Itiner'ars, in condivisone con la Comunità dei Padri Domenicani, si è presa cura di approfondire gli studi e l'interpretazione dell'affresco del Calendario e che continuamente negli anni a seguire si è fatta carico di promuoverne la sua conoscenza e valorizzazione, anche organizzando visite straordinarie, guidate e pubbliche, che hanno consentito a tantissimi visitatori concittadini e stranieri, di apprezzare l'opera d'arte e d'ingegno che è il Calendario, magnificamente custodito all'interno del Convento domenicano di Palermo.

Testo rielaborato da Sandro Mammina ed estrapolato dalla Pubblicazione "La Sala del Calendario in San Domenico - Porta del Tempo", edizioni Tascabili Itiner'ars, Palermo, Anno 2013.